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"Viva!" l'Editoriale Corno di Luca Boschi

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Evidentemente Andrea Corno era un grande appassionato di fumetti da sempre. E anche un uomo intraprendente e fiducioso nella comprensione dei suoi lettori.
Con tutta probabilità erano questi sentimenti a sostenerlo quando, nel 1960, decise di tuffarsi nell'avventura editoriale.
Leggendo quanto ricordava a suo tempo il "giornalinista" di gran vaglia Ezio Ferraro, dai cui scritti, non scientifici ma spesso ben documentati, hanno attinto molti futuri critici ed esegeti del fumetto italiano, Andrea Corno accarezzava questo obiettivo già da qualche tempo, almeno dall'anno prima. "Ultimo ad apparire sulla scena", scriveva Ferraro tratteggiando un possibilmente esaustivo panorama editoriale italiano del dopoguerra, "fu, alla fine degli anni Cinquanta, l'editore Andrea Corno, un funzionario bancario che decise un bel giorno di darsi ai comics con il cognato Luciano Secchi, che allora operava nel campo musicale con un ben avviato negozio di vendita. Iniziò infelicemente con due albi che sono rimasti celebri perché rappresentano la più eloquente manifestazione del cattivo gusto apparso negli ultimi vent'anni. La casa, pur non rinnegandone la paternità, tende ancor oggi a cancellarne anche il ricordo."

La rivista antologica con cui Corno inizia la sua rigogliosa e fortunatissima attività si intitola "Viva!", e si avvale del provvisorio marchio editoriale "Edizioni Serpente Volante", la cui sede è a Milano, in Largo Treves 2.
Per 50 lire "Viva!" offre, con data di copertina "1° maggio 1960", 36 pagine in formato gigante con alcuni grandi personaggi Made in USA del passato, con autori di grande prestigio che vanno da Mel Graff a Harold Foster, da Clarence Gray a Alex Raymond. Sulla cura editoriale del lavoro di Corno e Secchi (traduzione, lettering, qualità della stampa), tuttavia, è il caso di soprassedere.

Dell'esistenza di "Viva!" ho appreso all'inizio della mia attività fumettistica da Mario Chiavarelli, possessore del secondo fascicolo della collana, uscito in data 15 maggio, e in edicola quando in contemporanea il Topolino mondadoriano inaugurava la sua trionfale periodicità settimanale, o quando l'allora Governo Tambroni si scontrava con la piazza: altri tempi, in un controverso scenario da boom economico che ci sembra lontano mille secoli.
Chiavarelli scrisse un articoletto dal titolo "Come ha iniziato la 'Editoriale Corno'" sul secondo numero de "L'Urlo", la rivistina del gruppo romano al quale facevo riferimento (con Luca Raffaelli, Francesco Coniglio, Luigi Bruno, Silvano Caroti e qualche altro amico). Chiavarelli faceva notare anche che, sebbene Ferraro disprezzasse l'esperimento di Andrea Corno, in realtà ne era stato partecipe personalmente, scrivendovi un'apposita rubrica di approfondimento fumettistico sui personaggi in cartellone.
All'epoca in cui produrre degli impianti tipografici era quasi un lusso (ma Mondadori si preparava a invadere il terreno editoriale italiano con la potentissima macchina tipografica Cottrell, a Verona, e non ce ne sarebbe più stata per nessuno), Corno cercava di abbattere del tutto molti costi di produzione. Così, presso le Edizioni Serpente Volante la fotocomposizione dei testi è soppiantata da redazionali scritti direttamente con la macchina da scrivere, mentre i titoli di testa sono "fatti a mano", assai malamente, come si scriverebbero sulla matrice elettronica di un ciclostile.
La cosa più terribile, però, è il fumettino western Teddy Boy, del quale riproduciamo una tavola. Chi si nasconda dietro gli pseudonomi vagamente esotici di B. Travis (sceneggiatura) e Fox (disegni) non è dato sapere.

Ben altri scenari e riconoscimenti attenderanno in un futuro non lontano sia Corno che Secchi, dai pocket neri al clamoroso Alan Ford, passando per le riviste antologiche sulla scia di "Linus". Ma questi sono stati i loro inizi, e darne conto mette ancora più in risalto la qualità e i traguardi che i due cognati avrebbero tagliato in futuro.

Luca Boschi



Gennaro Costanzo
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